Siete pronti a liberarvi del superfluo?
"Papà, guarda, la mamma ha riordinato... è tutto un casino!"
Un pomeriggio di novembre, mentre mio marito entrava in soggiorno, mio figlio aveva esclamato questa frase. La casa era invasa da tutto ciò che solitamente tenevamo chiuso in alcuni armadi e armadietti e si trovava lì in bella vista. Sacchi di plastica più grandi di me e scatoloni campeggiavano in giro per la casa.
"Cosa cavolo...?"
Ok, facciamo un passo indietro. Torniamo al Duemilaventi, l'anno della pandemia, delle cose in sospeso, delle regioni a colori per motivi tutt'altro che allegri; l'anno del "si può/non si può" che unisce e divide su più fronti. L'anno della nascita di Lia, mio piccolo, brillante fuoco d'artificio del 31 dicembre, giunta a sancire la vittoria della Vita (sempre e comunque?).
Torniamo al Duemilaventi: l'anno del riordino.
Un libro coi poteri magici?
Sono sempre più consapevole del fatto che i libri abbiano un forte impatto su di noi: scegliere la lettura giusta può aprire alcune porte nella nostra mente che altrimenti resterebbero chiuse.
Uno dei libri più importanti del 2020 è stato senza dubbio "Il magico potere del riordino. Il metodo giapponese che trasforma i vostri spazi e la vostra vita" di Marie Kondo.
Dopo un iniziale scetticismo, l'ho divorato capitolo dopo capitolo. Mi sono ritrovata, con una pancia gigantesca, il lavoro praticamente inesistente, e il pensiero di quanto casino avrei avuto in ogni singola stanza una volta nata mia figlia, a ringraziare la mia casa un po' malridotta (necessita di lavori che stavo rimandando da alcuni anni) di esserci, e a buttare cose cui mai avrei immaginato di dire addio per sempre. Ho scoperto di voler bene ad oggetti che non avevo mai considerato, e che si trovavano pieni di polvere nelle antine della mia credenza in stile country. Li ho tirati fuori, ripuliti, lucidati e messi in bella mostra o, semplicemente, utilizzati.
Io, la donna del riciclo e del recupero, ho gettato cinque sacchi di rifiuti indifferenziati.
Ho visto un ammasso di cianfrusaglie inutili, che soffocavano i miei mobili e i miei spazi fisici e mentali, prendere la giusta via della discarica, e MI SONO SENTITA BENE.
Sono una brutta persona, vero?
Parlandone con amiche e conoscenti e navigando sul web, mi sono accorta che ci sono persone totalmente rapite da Marie, dalla sua grazia e dalla sua genialità, e altrettante che la denigrano e la prendono in giro, come accade troppo spesso.
Ho analizzato le critiche avanzate dai lettori a questa donna, ideatrice del metodo Konmari, ossia la tecnica di riordino più famosa al mondo e voglio dire, per iniziare, che ci sono due situazioni alle quali il metodo non è magico, ossia non è applicabile o efficace:
- quando una persona non vuole riordinare (ma, allora, mi meraviglierei se leggesse il libro)
- quando un lettore fraintende i suoi suggerimenti confondendo, ad esempio, il "Festival del riordino", che si fa una tantum, con la sistemazione quotidiana delle cose lasciate "in giro" per la casa e il garage, oppure tentando di sistemare in verticale cose impossibili da porre in quel modo.
E, a proposito di fraintendimenti, quello più grande riguarda senza dubbio il problema del buttare via in sé: ho letto che "il metodo Konmari non è ecologico".
E qui mi sono risentita, perché ormai quella donna lì è mia amica, anche se lei non lo sa.
Il punto che Marie Kondo ci insegna come scegliere cosa tenere, e come riordinarlo in modo intelligente, ma non ci dice mai di non fare la differenziata o di non regalare o dare in beneficenza tutto il resto. Semplicemente non se ne occupa.
Ma è del tutto naturale che i vecchi documenti possano (DEBBANO) essere gettati nell'apposito contenitore, così come gli oggetti in plastica, in vetro ecc.; gli abiti e le scarpe in ottimo stato possono aiutare qualcuno in difficoltà, mentre un bel servizio di piatti in porcellana che non si addice a casa nostra può essere venduto ad un rivenditore di articoli di seconda mano.
Ho capito che ciò che possedevo SOFFOCAVA la mia creatività perché presente in quantità eccessiva, e ho imputato al mio disordine e ai vari traslochi fatti una buona parte degli "insuccessi" degli ultimi anni. Adesso i miei armadietti sono quasi perfetti e ho le mutande tutte in fila piegate a mo' di graziosi pacchettini (non ridete). Ma soprattutto, ho fatto pace con casa mia decidendo di ricominciare a prendermene cura. In un momento di incertezza (in primis lavorativa) e di crisi personale, la mia abitazione immersa nella natura è fondamentale come il guscio per l'ostrica... non so se mi spiego!
Daniele ha quasi tre anni. Ora riconosce le scatole (trasparenti) in cui sono posti i suoi giocattoli divisi per categoria e li rimette al suo posto. Ovviamente è solo un bambino, e a volte lascia un caos primordiale in ogni stanza... Ma per questo problema abbiamo inventato nuove semplici regole e sopravviviamo dignitosamente senza pattinare sulle macchinine.
Prevenire è meglio che buttare
Acquistare in maniera compulsiva non è ecologico, e il metodo serve anche a "curare" questo atteggiamento. Ecologico è:
- farsi le giuste domande prima di decidere se conservare qualcosa
- non comprare una cosa senza prima riflettere. Chiedersi: ne vale la pena?
- valorizzare ciò che si possiede e che si ama, se ci infonde gioia o ci è estremamente utile.
- ricomprare ciò che si è buttato solo se necessario, per sostituirlo con un oggetto che ci rende più felici.
E aggiungerei (ma questa è farina del mio sacco): lasciare in eredità le cose che abbiamo accumulato a qualcuno condanna comunque un bel novanta per cento di queste cose alla discarica. Buttare prima o buttare dopo è uguale. L'unico atteggiamento ecologico è, lo ripeto, la prevenzione.
Avrei tante altre cose da dire in proposito, ma mi fermo qui per evitare spoiler.
La mia casa è ancora piena di scatoloni, ma ora so come procedere e sento già che molte cose stanno cambiando (anche la mia creatività ne sta traendo giovamento, perché ho meno materiali ma di buona qualità e meglio organizzati). Alcuni giorni tiro ancora fuori tutto e lo metto sul letto o al centro di una stanza, ma piano piano il festival del riordino sta finendo.
Sono anche andata oltre e ho letto, della stessa autrice, anche:
- "96 lezioni di felicità" in cui si approfondisce il metodo (essendo una sorta di manuale operativo)
- "Lavorare con gioia" in cui si applicano gli stessi principi agli spazi di lavoro, facendo anche decluttering di materiale digitale.
Ho visto, poi, la serie su Netflix in cui Marie è la protagonista. Insomma, adesso, chi mi ferma più?
La chiave del metodo
La chiave del metodo sembra essere la pratica iniziale di tirare fuori tutto, procedendo per categorie, per rendersi conto di quanti oggetti si possiedano. Il passo successivo prevede di fare una cernita, per poi rimettere via con cura ciò che si vuole conservare, riorganizzando lo spazio.
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